De Laurentiis fa l'avvocato: cosa ha detto a difesa del Napoli

NAPOLI - Quando l’«avvocato» AURELIO DE LAURENTIIS ha indossato virtualmente la toga e s’è lanciato nella sua arringa, cinque minuti o giù di lì, JUVENTUS-NAPOLI è divenuto un argomento da ricostruire attraverso verità storiche che appartengono a questo presente, però nascono dal recentissimo passato e si proiettano su questo universo. E il carteggio di quei giorni, il weekend del 3 e del 4 ottobre - tra disposizioni governative dalla «natura impositiva» che non potevano essere ignorate, perché la legge va rispettata - ha rappresentato non lo spartiacque giuridico, né una divisione settoriale, ma l’anticipazione di ciò che il calcio s’è trovato a dover fronteggiare, senza poter fingere d’essere un microcosmo a parte, incurante del virus. Lozano illumina, Osimhen segna: Napoli show a Bologna [Lozano illumina, Osimhen segna: Napoli show a Bologna] C’è una pandemia che s’è ripresentata con la sua seconda ondata, adesso fa registrare numeri da brividi, e aleggia sul Paese (e non solo) l’ombra di un lockdowm che atteggiamenti forse più virtuosi avrebbero potuto scongiurare: tutto questo è accaduto in quel fine settimana, con le Asl di Napoli (la 1 e la 2) che hanno anticipato i tempi, irrompendo ragionevolmente con una decisione drastica ed incontestabile nel momento in cui ZIELINSKI, ELMAS e un dirigente sono risultati positivi al Covid-19 e sono finiti in quarantena precauzionale. L’unica scelta per debellare il pericolo di contagio è stato quel «diktat» che il NAPOLI non ha subito ma ha accettato rigorosamente, senza se e pure senza ma, perché quelle erano - come scritto in quelle ore alla FEDERCALCIO «evidenze chiare e non interpretabili». Altrimenti che Stato di diritto sarebbe questo!
De Laurentiis fa l’avvocato: cosa ha detto a difesa del Napoli